Una grande storia d’amore
Oggi vorremmo parlarvi della storia d’amore tra il primo re d’Italia, Vittorio Emanuele II, e Rosa Vercellana, la ‘bela Rosin’. I due si incontrarono nel 1847, quando lui aveva ventisette anni e lei quattordici. La loro relazione durò tutta la vita, nonostante la differenza sociale, l’ostilità della corte e le tante amanti del re.
All’epoca Vittorio Emanuele era già coniugato e padre di 4 figli. Cinque anni prima aveva sposato la cugina Maria Adelaide d’Asburgo; matrimonio certo non d’amore per l’erede al trono, che la tradì ripetutamente. Maria Adelaide morirà giovanissima nel 1855, a soli 33 anni, devastata da 8 gravidanze che il suo corpo, già minato da salute cagionevole, alla fine non riuscirà a reggere.
Il primo incontro
L’incontro con la giovanissima Rosa nella residenza di Racconigi fu un vero e proprio colpo di fulmine. Lei accompagnava il padre, guardia del corpo di re Carlo Alberto, padre di Vittorio Emanuele, e si racconta che fu notata dal giovane mentre era affacciata al balcone. Il rapporto fu sicuramente molto passionale, tanto che l’anno successivo Rosa diventava già madre di Vittoria (nel 1851 nascerà anche un figlio maschio, Emanuele Alberto; notare la fantasia nella scelta dei nomi…).
Rosa Vercellana, detta la ‘bela Rosin’
Ma la nostra Rosa era davvero così affascinante? In realtà non era propriamente bella, né dotata di gran classe. Era piuttosto florida fin da giovane e grossolana nel modo di abbigliarsi e di parlare, ma evidentemente la sua devozione al compagno, neppure lui particolarmente raffinato, giocò un ruolo chiave nella tenuta del rapporto, oltre al fatto che sapesse cucinare molto bene e riuscisse così a prendere il re per la gola.
Il periodo torinese
Rosa fu ospitata in una villa nei pressi del Castello di Moncalieri, alle porte di Torino. Dovette subire l’ostilità di molti, compreso il conte Camillo Benso di Cavour, che non tollerava questa relazione clandestina e cercò di separare i due, facendo circolare voci sull’infedeltà di lei. Ma la giovane seppe difendersi con arguzia, sostenendo che non avrebbe potuto avere amanti perché i focosi assalti di Vittorio erano troppo estenuanti!
Nel 1859 le fu conferito il titolo di Contessa di Mirafiori e Fontanafredda.
Il trasferimento a Firenze
Il re si trasferì da Torino a Firenze, nuova capitale, il 3 febbraio 1865 e si stabilì a Palazzo Pitti nella Palazzina della Meridiana. La ‘bela Rosin’ lo seguì, ma per ovvi motivi prese dimora altrove, nella villa medicea La Petraia. Questo fu il loro nido d’amore, nel quale Vittorio Emanuele si rifugiava spesso per stare con la sua amata.
Il matrimonio morganatico
Proprio durante gli anni di Firenze capitale si celebrò il matrimonio morganatico tra i due: nel 1869 il re si ammalò gravemente mentre si trovava nella tenuta di San Rossore, e temendo di morire la sposò con il solo rito religioso il 18 ottobre di quell’anno. Rosa divenne sua moglie senza tuttavia ereditare e trasmettere titoli e privilegi. L’unione civile verrà celebrata il 7 novembre 1877 a Roma, pochi mesi prima della morte di Vittorio Emanuele II.
La morte di Rosa
Rosa morirà nel 1885 a Pisa, e per lei i figli faranno costruire una cappella a imitazione del Pantheon, luogo di sepoltura dei reali d’Italia, ma precluso al vero amore del primo re.
Significato di ‘morganatico’
Dal latino medievale ‘morganaticus‘, derivato del tedesco antico ‘morgangeba‘, che nel moderno è ‘morgengabe‘, composto di ‘morgen‘ (mattino) e ‘gabe‘ (dono).
Con il termine morgengabe si indica un istituto dell’antico diritto germanico consistente nel dono che il marito faceva alla sposa la mattina successiva alla prima notte di nozze davanti ai parenti, per attestare l’onorabilità della moglie e per sanzionare le nozze.
Da questo istituto germanico discende il nostro matrimonio morganatico, ovvero una forma di matrimonio risalente all’età feudale, in cui il marito, con la donazione morganatica e con patto successivo, regolava i rapporti con la seconda moglie e con gli eventuali figli a cui non sarebbe spettato nessun diritto sulla sostanza del marito e padre.
In età moderna, il matrimonio morganatico, applicato soltanto all’alta nobiltà e alle famiglie regnanti, regola l’unione tra un nobile e una donna di condizione inferiore, in cui la moglie e i figli non hanno diritto alla successione dinastica, né all’eredità del patrimonio.